“Le tecnologie 4.0 e 5.0 sono strumenti innovativi e con grandi potenzialità. Ma affinché possano fare la differenza necessitano di persone che siano a loro volta ‘4.0 e 5.0’”. Con questa affermazione, Massimo Trevisan, direttore di produzione in Komatsu, ha sintetizzato il cuore del dibattito svoltosi martedì durante l’evento La rivoluzione dell’AI nella manifattura. Tre casi di successo, organizzato da Smact Competence Center e AzzurroDigitale. Le parole di Trevisan sottolineano una sfida cruciale: l’adozione di tecnologie innovative richiede una trasformazione altrettanto profonda delle competenze delle persone.
Sarà questo il tema del nuovo numero del settimanale OperationsManager, che sarà disponibile sul sito operationsmanager.it a partire dal primo pomeriggio di domani. L’inserto dedicato al mondo dei processi e dei loro architetti nelle fabbriche, edito da ItalyPost in collaborazione con auxiell e AzzurroDigitale, vedrà intervistati quattro aziende (e quattro loro protagonisti) del panorama italiano: Manini Prefabbricati, Mago Merlini, Facem e Eure Inox.
Se da un lato automazione e Intelligenza Artificiale stanno rivoluzionando i processi produttivi, dall’altro stanno anche ridefinendo il profilo delle competenze richieste. “L’introduzione di sistemi automatizzati – spiegava Jacopo Pertile, co-founder di AzzurroDigitale, martedì – riduce la necessità di intervento umano in alcune fasi, ma aumenta la domanda di competenze tecniche per gestire e mantenere tali sistemi”. Tuttavia, questa transizione rischia di lasciare indietro chi non viene adeguatamente formato.
Per questo, per affrontare il cambiamento, le aziende devono mappare le competenze già presenti e identificare le lacune rispetto ai bisogni futuri, utilizzando anche strumenti digitali per facilitare l’analisi. Un altro nodo fondamentale è la distanza tra mondo del lavoro e sistema educativo. “Troppo spesso i giovani entrano nel mercato con competenze disallineate rispetto a quelle richieste dalle imprese”, osserva Trevisan, che invita a rendere la formazione “predittiva” e in linea con le esigenze delle aziende. Come sottolinea Pertile, “avvicinare enti di formazione e fabbriche significa avvicinare la ricerca alla sua applicazione pratica e i talenti alle loro future carriere.”
Ma la velocità del cambiamento impone di andare oltre: la formazione non può più essere limitata alla scuola o all’università, bensì deve diventare continua. Le imprese, tramite academy interne e formazione on-the-job, stanno integrando percorsi personalizzati che rafforzano le competenze e le mantengono in linea con le esigenze operative. Questo approccio si traduce in benefici concreti: maggiore produttività, riduzione degli errori e un ciclo virtuoso che facilita l’adozione di nuove innovazioni.
Non mancano però le sfide. La formazione comporta costi e richiede un bilanciamento con la continuità operativa. Inoltre, il cambiamento tecnologico genera spesso resistenze tra i dipendenti. Ma, affermava Davide Severini di Tinexta Cyber nell’evento di martedì, “l’implementazione di nuove tecnologie include fasi fisiologiche di disillusione”. Per superarle è cruciale coinvolgere attivamente il personale, comunicando i benefici delle innovazioni e dimostrando il valore delle nuove competenze.
Guardando al futuro, le imprese che adotteranno un approccio anticipatorio, come suggerisce il modello delle aziende “skill-based”, avranno un vantaggio competitivo. “Sono le persone che danno continuità all’azienda, non le macchine né le tecnologie,” affermava martedì Daniele Poli, amministratore e responsabile R&D di F.lli Poli. E in un contesto globale dove adattabilità e capacità evolutiva sono fondamentali, investire sulle persone, promuovere una cultura dell’apprendimento continuo e utilizzare tecnologie avanzate non sarà solo una strategia vincente, ma una necessità per mantenere il passo con i competitor.