La frammentazione della compagine societaria rappresenta una sfida per molte aziende italiane, con evidenti ripercussioni sulla loro governance e sulle loro strategie di sviluppo. È vero: più soci significa più competenze e diversificazione del rischio. Ma spesso (e lo evidenzia in un recente rapporto anche la Banca d’Italia) si traduce anche in processi decisionali più lenti, minor propensione all’innovazione e all’internazionalizzazione.
Che si tratti di una partita importante per le imprese lo sa bene la Tecnosystemi di Vittorio Veneto (TV): “Quando siamo nati nel 1992, l’azienda aveva una moltitudine di soci”. A parlare è Anna Munari, che da allora ne è amministratrice delegata: un ruolo inizialmente assunto “con un pizzico di incoscienza, ma dal quale mi sono sentita subito responsabilizzata: e così col passare degli anni mi sono impegnata a fare in modo che quell’esperienza diventasse un progetto con degli obiettivi”.
“Abbiamo vissuto tutte le problematiche che la presenza societaria di tante persone può causare – racconta –. Questo ha inevitabilmente generato delle tensioni che hanno portato via via i vari soci a uscire da Tecnosystemi. Abbiamo concluso tutti questi passaggi nel 2013, quando io e mio marito, l’attuale presidente Giorgio Rigoni, abbiamo acquisito le quote degli altri e, di conseguenza, anche quella tranquillità che prima non avevamo per poter far crescere questo progetto”.
Oggi Tecnosystemi progetta e produce accessori e componenti per il condizionamento, il ricambio e la sanificazione dell’aria, la ventilazione e il fotovoltaico, ma non è stato sempre così: “È dal 1996 che siamo passati dalla commercializzazione a una produzione in house: internalizzare è stato fondamentale per la nostra crescita, perché ci ha consentito una notevole flessibilità nel fornire risposte ai nostri clienti”.
Il catalogo di Tecnosystemi si è via via ampliato e arriva oggi a contare più di 6.400 articoli. “Ma il prodotto non è tutto: abbiamo lavorato molto anche sul servizio”, precisa Munari. La sua azienda può infatti appoggiarsi a una rete di oltre 1.400 rivenditori e 100 centri di assistenza in Italia: “Così riusciamo a garantire le consegne in tutto il Paese in tre giorni e un’assistenza pre e post-vendita tempestiva. Non pensiamo ad acquisizioni né operazioni straordinarie proprio perché per ora il focus è potenziare il catalogo e il servizio che offriamo”.
Non c’è solo questo, però, nella crescita di Tecnosystemi. “Essere un family business significa trasmettere all’azienda i nostri valori famigliari – spiega l’ad –: tra questi, la trasparenza e l’attenzione verso gli altri e verso il territorio che ci ospita”. È con questa consapevolezza che l’impresa trevigiana ha deciso di riscrivere la propria denominazione sociale e nel 2021 è diventata una Società Benefit, mettendo così nero su bianco la propria volontà di essere un soggetto fondamentale per la società. “Per noi si può essere sostenibili continuando a fare business ed essere redditivi e profittevoli”, precisa.
Certo, tutto ha un costo: “Diventa necessario investire una parte del proprio utile in attività che non hanno un tornaconto immediato sui ricavi – afferma Munari –. Ma è solo così che possiamo pensare di creare valore presente e futuro sia per i prosecutori dell’azienda che per il territorio”. L’ambizione in Tecnosystemi è tanta: “Oggi più che mai l’imprenditore ha un ruolo civile importantissimo, perché il posto di lavoro è diventato il luogo in cui ricostruire valori necessari all’intera società. La speranza è che altri, vedendo il nostro esempio, possano prendere spunto per cambiare”.
Così, a luglio è arrivato il primo bilancio di sostenibilità dell’azienda trevigiana. Lato ambientale c’è, per esempio, il 49% di energia elettrica ricavata da fonti rinnovabili, percentuale che punta a salire al 100% entro i prossimi tre anni. A maggio di quest’anno è stato inaugurato il secondo plant di Tecnosystemi, un intervento che ha visto anche la riqualificazione di un terreno adiacente e la creazione “di un bosco urbano con 78 alberi e oltre 600 arbusti per contribuire a mitigare l’impronta carbonica dell’area industriale”.
L’amministratrice delegata racconta anche come da un paio di anni le persone che lavorano in Tecnosystemi possano usufruire di “un ampio welfare sanitario”, che comprende visite e screening. “Abbiamo loro alzato a 1.000 euro la soglia del welfare, utilizzabile per le più diverse esigenze: dal comprare i testi scolastici per i figli al pagare una badante per un famigliare anziano. Certo, potrebbe sembrare una cifra piccola, ma le persone hanno apprezzato che l’azienda abbia riconosciuto e premiato il loro impegno”. L’azienda sta inoltre lavorando per potenziare la sua academy interna, per continuare a tenere alta l’asticella delle competenze dei 150 dipendenti di Tecnosystemi.
Anche perché per l’impresa trevigiana l’avanzata è stata rapida: dai 19,1 mln di ricavi del 2016 è cresciuta fino ai 28,7 mln del 2020 e poi, nel giro di due esercizi, ha superato il traguardo simbolico dei 50 mln. “E nel 2023 ci siamo migliorati ancora – aggiunge l’amministratrice delegata –, chiudendo a 51,1 milioni”. Anche la marginalità è salita, passando dai 7,9 mln dell’anno pandemico agli 11,6 mln del 2022, quando Tecnosystemi ha anche registrato un utile netto di 6,1 mln.
“Non è un caso che questa accelerazione sia seguita alla nostra ‘rinascita’ del 2013. Una delle ragioni che citerei per spiegare il nostro balzo dal 2016 al 2022 è infatti il prezioso contributo che ha saputo dare l’operato del nostro management – commenta l’ad Munari –. Questo ci ha permesso di liberare energie: ne è un esempio il fatto che la gamma prodotti si sia notevolmente ampliata”.
Negli ultimi anni, poi, a influenzare le attività di Tecnosystemi è stata anche la geopolitica: “La guerra russo-ucraina ha creato un grosso problema nel reperimento delle materie prime come rame, alluminio, ferro o plastica – spiega l’ad –. E così, a causa dell’escalation dei loro costi, due anni fa ci siamo trovati ad affrontare sei revisioni di listino”.
Nel 2023, poi, i prezzi “si sono pian piano riassestati” e contemporaneamente si sono affievoliti anche gli effetti del Superbonus. “Nel 2024 il mercato dà l’idea di starsi normalizzando: vedo una piccola discesa dei costi delle commodity, aspetto che avrà qualche ripercussione sulla marginalità delle aziende. Noi guardiamo più in là – chiosa Munari –: nei prossimi tre anni puntiamo a 70-72 milioni di fatturato”.
Il 2027 non è poi lontano da un anno simbolico per l’Unione Europea: il 2030. Il cambiamento che l’Ue chiede di affrontare in favore delle rinnovabili potrebbe certo essere un volano per la crescita futura di Tecnosystemi: “A oggi, però, mi sembra che il mercato italiano non sia pronto a questo mutamento drastico di pelle – chiude l’ad Munari –: penso per esempio al passaggio da caldaie a pompe di calore. L’elettricità costa ancora molto e soluzioni come i pannelli fotovoltaici non sono ancora così diffuse”. Ma se è vero che gli esempi sono contagiosi, c’è da credere che anche quello di Tecnosystemi (come dice la stessa Munari) sarà da traino per cambiare.
Tecnosystemi è una delle 1.000 imprese Champions selezionate dal Centro Studi ItalyPost e L’Economia del Corriere della Sera. Per informazioni sulle imprese Champions clicca qui.