Vico Calabrò, l’artista dei famosi murales di Cibiana, rappresentò questa osteria con fantasia fiabesca: un’allegoria che ricorda la favola del pifferaio magico. Quel dipinto d’autore venne rubato alla famiglia Zamboni e Vico Calabrò gliene ha dedicato un altro di simile, che ora fa bella mostra (adeguatamente protetto) nello storico locale di Lapio di Arcugnano. Il ristorante si trova all’ombra del campanile della frazione, affacciato su una virtuale finestra sul pittoresco Lago di Fimon.
Zamboni è una trattoria pregna di tradizione. Rappresenta la cultura culinaria berica con spirito vivace, declinando i piatti della memoria con estro e con talento. Non si può dimenticare il verbo lasciato da Severino Trentin che, negli anni ’80, firmò la grande evoluzione della cucina dello storico locale. Che mai ha abbandonato il solco della territorialità e della stagionalità dei prodotti.
Questo ha permesso alla famiglia di avvicinare al proprio desco una clientela dal palato più raffinato ed esigente. Lucia in sala e Giuseppe in cucina reggono in alto il messaggio delle origini. La cipolla gialla con fonduta di Asiago è uno degli antipasti sempre presente e inamovibile dalla carta.
In stagione fra i primi sono buonissime le fettuccine con i barboni, mentre al re baccalà sono dedicate tutte le versioni (mantecato, alla vicentina…) In alcuni piatti recita bene la sua parte il tartufo nero, lo scorzone dei Colli Berici. Carta dei vini ben equilibrata e che dà largo spazio ai vini del territorio. Conto sui 40 euro.